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Vespa 150 GS, l'icona Intramontabile del “Gran Sport” Piaggio

Pubblicato il 20.03.2025
Vespa 150 GS Piaggio
Prodotta dal 1955 al 1961, la Vespa 150 GS – dove “GS” sta per Gran Sport – è una pietra miliare nella storia dello scooter. Questo modello leggendario nasce dall’esperienza Piaggio nelle competizioni dei primi anni ’50, offrendo prestazioni mozzafiato per l’epoca e conquistando generazioni di appassionati.

Origini e Storia della Vespa 150 GS

 La nascita della Vespa 150 GS affonda le radici nelle gare di regolarità degli anni ’50. In particolare, le vittorie ottenute dalla “Vespa Sei Giorni” del 1951 (una Vespa sviluppata per la massacrante gara di sei giorni a Varese) spinsero Piaggio a realizzare un modello sportivo di serie. Nel 1955 debutta così la **Vespa 150 GS (Gran Sport)**, pensata per offrire ai vespisti prestazioni superiori e un carattere più grintoso rispetto ai modelli precedenti. Presentata in una elegante verniciatura grigio metallizzato e venduta inizialmente a 178.000 lire, la 150 GS divenne subito il sogno proibito di molti appassionati dell’epoca.

La produzione della 150 GS si articolò in cinque serie contraddistinte dalla sigla di telaio VS1, VS2, VS3, VS4 e VS5.

La **prima serie VS1** fu prodotta solo nel 1955 in circa 13.000 esemplari ed è oggi una delle più rare e ricercate. Già l’anno successivo arrivò la **VS2** (1956), con alcune migliorie: i cavi dei comandi vennero instradati all’interno del manubrio (anziché esterni), la sella monoposto allungata divenne più comoda e arrotondata, e vennero aggiunte finiture cromate come il bordino in acciaio inox sullo scudo anteriore.

Seguirono poi la **VS3** (1957), sostanzialmente simile alla VS2 ma con affidabilità incrementata, e la **VS4** (1958) che introdusse per la prima volta la luce di stop posteriore (adeguandosi al nuovo Codice della Strada) e un pratico gancio cofano motore in alluminio per sgancio rapido. L’ultima evoluzione fu la **VS5** (1959-1961), considerata la maturità del progetto GS: essa portò in dote tamburi freno autoventilati per migliorare la frenata, un nuovo contachilometri “a ventaglio” con fondo scala a 120 km/h, una sella ancora più confortevole e alcune modifiche tecniche come un carburatore potenziato (Dell’Orto UB23) per spremere ogni cavallo disponibile.

In totale, sommandone tutte le serie, furono prodotti circa **126.000 esemplari di Vespa 150 GS** in sei anni – un vero successo per uno scooter di carattere specialistico.

Caratteristiche Tecniche e Costruttive

La Vespa 150 GS segnò diversi primati tecnici per la famiglia Vespa. Montava un motore monocilindrico a due tempi da **146,5 cm³** (alesaggio e corsa di 57x57 mm), derivato dalle soluzioni sperimentate sui modelli da gara. Grazie all’alimentazione con carburatore montato direttamente sul cilindro, questo propulsore erogava circa **8 CV a 7.500 giri/min**, sufficienti a spingere la Vespa GS oltre i **100 km/h** di velocità massima – una cifra impressionante a metà anni ’50, che le permetteva di lasciarsi alle spalle molte motociclette di cilindrata simile.

La ciclistica della 150 GS riprendeva lo schema collaudato delle Vespa “wideframe” dell’epoca, migliorandolo: il robusto telaio monoscocca in acciaio fungeva da struttura portante (garantendo leggerezza e rigidità), mentre le **ruote da 10 pollici** – per la prima volta su una Vespa di serie, in luogo delle precedenti da 8 pollici – cambiarono l’assetto e l’estetica, conferendo al mezzo un’aria più imponente e stabile. Le sospensioni prevedevano all’avantreno il classico braccio oscillante con molla elicoidale e ammortizzatore idraulico, schema ripetuto anche al posteriore; i freni erano **a tamburo** su entrambe le ruote, inizialmente con piste in ghisa e poi autoventilati nelle ultime serie per migliore raffreddamento.

Altri dettagli costruttivi distintivi includevano il **cambio a 4 marce** (azionato dalla manopola sinistra con selezione a rotazione), la **frizione multidisco in bagno d’olio** rinforzata per reggere l’aumento di coppia, e un design del manubrio innovativo: la 150 GS fu tra le prime Vespa con il faro anteriore integrato sul manubrio carenato e non sul parafango, soluzione che migliorava l’illuminazione e dava un aspetto più moderno e “sportivo” al frontale. La sella lunga biposto divenne un elemento standard sulla GS, offrendo maggior comfort e contribuendo a quel profilo filante che fece definire questa Vespa “lo scooter più bello del mondo”. Sempre in ottica sportiva, il serbatoio carburante era relativamente capiente (circa 9,5 litri) per garantire una buona autonomia anche ad andature sostenute. Inconfondibile poi la scelta stilistica: la Vespa 150 GS usciva di fabbrica esclusivamente nella tonalità **grigio metallizzato** (codice MaxMeyer 15005), a sottolineare l’eleganza sportiva del modello; qualsiasi esemplare oggi di altro colore è frutto di riverniciature successive.

Gare di regolarità Vespa GS

Storia delle Competizioni e Successi Sportivi

L’anima corsaiola della Vespa 150 GS non era solo marketing: questo scooter fu davvero protagonista di varie competizioni dell’epoca, soprattutto nelle categorie dedicate ai motorroller. Già il modello da cui traeva origine – la Vespa “Sei Giorni” – aveva conquistato ben 9 medaglie d’oro nella massacrante gara internazionale di regolarità del 1951, dimostrando al mondo che anche un semplice scooter poteva battere le moto sui terreni più impegnativi. Sulla scia di quel successo, la versione di serie Gran Sport portò quel DNA vincente sulle strade di tutti i giorni.

Negli anni ’50 la Vespa 150 GS partecipò con successo a diverse **gare di regolarità e raid su lunga distanza**. Squadre corse e Vespa Club schierarono le GS in eventi come il Motogiro d’Italia e altre competizioni su strada, dove affidabilità e maneggevolezza contavano quanto la velocità pura. La GS, con il suo motore potente e la velocità di punta attorno ai 100 km/h, poteva competere alla pari (e spesso primeggiare) contro motociclette di cilindrata analoga, guadagnandosi il soprannome di “Vespone” da parte dei piloti per la sua stazza e prestazioni. Molti piloti privati la utilizzarono anche nelle salite e nei circuiti cittadini riservati a scooter, e Piaggio stessa supportò una **Squadra Corse** ufficiale che affinò ulteriormente il modello attraverso le competizioni. Pur non essendo concepita esclusivamente per le gare, la 150 GS dimostrò ampiamente la bontà del suo progetto tecnico sui campi di gara, rafforzando la reputazione sportiva del marchio Vespa.

Varianti Estere e Versioni su Licenza (Messerschmitt e altre)

Il successo della Vespa 150 GS non fu limitato all’Italia: Piaggio aveva concesso licenze di produzione in vari Paesi, e il modello Gran Sport venne realizzato (o assemblato) anche all’estero, spesso con piccole differenze dovute a norme locali o fornitori differenti. Ecco alcune delle principali varianti estere della 150 GS:

  • Germania (Vespa Messerschmitt): in Germania la produzione Vespa fu affidata prima alla Hoffmann e, dal 1955, alla Vespa Messerschmitt GmbH di Augusta. Le Vespa 150 GS tedesche ricevettero il soprannome di **GS3** e sfoggiavano sullo scudo il caratteristico stemma dell’“Aquila di Augusta”. Inizialmente assemblate con componenti inviati dall’Italia, già dal 1956 furono costruite con molte parti di fornitura locale (come fanaleria, contachilometri, sella e pneumatici tedeschi), mantenendo però i motori Piaggio importati. In Germania furono proposte anche due versioni: una **150 “Touring”** depotenziata da circa 5,5 CV per i clienti più tranquilli, e la versione **Gran Sport** da 8 CV per i patiti delle prestazioni. La Messerschmitt produsse la GS fino al 1957 (inclusa una rarissima serie “T/3” di soli 200 esemplari), dopodiché la fabbrica passò sotto il controllo diretto Piaggio come Vespa Augsburg.


    Altre versioni su licenza della Vespa toccarono mercati come il **USA** (dove però la 150 GS arrivò in numeri ridotti, poiché la rete Sears preferì modelli più utilitari) e il **Belgio**/Olanda tramite importatori locali. Complessivamente, la Vespa 150 GS fu un fenomeno internazionale: pur essendo nata in Italia, venne apprezzata e costruita in vari Paesi, contribuendo a diffondere il mito Vespa nel mondo.

Piaggio Vespa 150 GL 1960 collezione

Il Mercato Attuale e la Valutazione da Collezione

Oggi la Gran Sport è un pezzo ambitissimo dai collezionisti.* Oggi, a distanza di oltre 60 anni, la Vespa 150 GS è considerata un vero e proprio **oggetto da collezione**. Sul mercato del motorismo d’epoca la GS occupa uno dei gradini più alti sia per desiderabilità che per valutazione economica. I motivi sono molteplici: importanza storica, bellezza del design, produzione relativamente limitata e difficoltà di trovarne esemplari autentici e ben conservati. Tutto ciò ha contribuito a far lievitare le quotazioni negli ultimi decenni.

Nel mercato attuale, una Vespa 150 GS può raggiungere cifre significative. I prezzi variano in base allo stato di conservazione, all’originalità e alla serie di appartenenza: ad esempio, un rarissimo **VS1 del 1955** con molti componenti originali e documenti in regola può spuntare valutazioni a doppia cifra in migliaia di euro (oltre 15-20 mila euro per esemplari da concorso). Le serie successive, più diffuse, hanno quotazioni leggermente inferiori ma comunque elevate: non è raro vedere **VS5 restaurate** vendute nell’ordine di 8-12 mila euro. Naturalmente, esemplari incompleti o da restauro possono avere prezzi più abbordabili, ma l’impegno economico per un restauro professionale della GS è notevole, dato che molti pezzi sono specifici e costosi.

Chi desidera acquistare una 150 GS oggi deve prestare attenzione all’originalità: essendo molto ricercata, capita di imbattersi in restauri non fedeli (ad esempio con motore o telaio di provenienza diversa, o con parti riprodotte). Tali difformità incidono pesantemente sul valore collezionistico. Un esemplare corretto, con numero di telaio e motore corrispondenti alla serie giusta, vernice nei colori originali e dettagli autentici (dal logo Vespa GS sul cofano motore, fino al carburatore Dell’Orto UB23S3 specifico) è quello che ogni collezionista sogna. Esistono registri storici e club dedicati dove appassionati condividono informazioni per conservare al meglio l’autenticità di questi scooter. Insomma, la Vespa 150 GS non è solo uno scooter d’epoca: è un investimento emotivo ed economico che premia la passione di chi sa riconoscerne il valore.

Riferimenti alla Cultura Popolare

La Vespa è da sempre un’icona pop, e la 150 GS in particolare ha lasciato un segno nell’immaginario collettivo degli anni ’50-’60. Pur essendo un mezzo esclusivo, fu spesso presente nei media dell’epoca e successivi. Ad esempio, nel film **“La Dolce Vita” (1960)** compaiono Vespa che sfrecciano per le vie di Roma accanto ai paparazzi – una scena simbolo del boom economico italiano di cui la Vespa era protagonista (sebbene in quel caso fossero modelli standard, l’aura di sportività della GS contribuì al mito generale). Anche il precedente film **“Vacanze Romane” (1953)** aveva reso la Vespa celebre in tutto il mondo, preparando il terreno al successo dei modelli che sarebbero venuti dopo, GS compresa.

Negli anni ’60 la Vespa 150 GS divenne oggetto di culto soprattutto nel Regno Unito tra i giovani **Mods**. Questo movimento giovanile adottò scooter italiani come simbolo di stile e ribellione “pulita” contrapposta ai rocker in motocicletta. La GS, assieme alla successiva GS160, era tra i modelli più ambiti: basti pensare che nel celebre album **“Quadrophenia”** degli Who (ispirato proprio al mondo Mod) si cita la “G.S. scooter” in una canzone, elevandola a emblema di un’epoca. I Mods adornavano le proprie Vespa con vernici sgargianti, cromature, portapacchi, fanali aggiuntivi e una miriade di specchietti retrovisori: un’estetica esagerata che trasformò la Vespa GS in una vera dichiarazione di appartenenza culturale. Ancora oggi, nelle rievocazioni storiche e raduni a tema anni ’60, non possono mancare Vespa Gran Sport scintillanti accanto alle giacche parka e alla musica beat.

La Vespa 150 GS ha trovato spazio anche nella pubblicità e nella grafica del periodo. Manifesti e réclame della fine anni ’50 la ritraevano come mezzo elegante e sportivo insieme, spesso affiancata da modelle sorridenti o da contesti vacanzieri. Questa scooter compare inoltre in numerosi servizi fotografici d’epoca assieme a celebrità: icone del cinema e della moda furono immortalate in sella a Vespa (quando non proprio a una GS, modelli molto simili), contribuendo a cementare l’immagine della Vespa come sinonimo di dolce vita, libertà giovanile e italianità glamour. In sintesi, la 150 GS non è stata soltanto un mezzo di trasporto, ma un vero fenomeno di costume, capace di attraversare i decenni conservando un’aura di fascino retrò riconoscibile da tutti.

Rarità e Curiosità sul Modello 150 GS

La Vespa 150 GS è circondata da un alone di rarità e da numerosi aneddoti curiosi che ne alimentano la leggenda. Innanzitutto, come già accennato, la prima serie VS1 del 1955 è tra le più rare: prodotta in pochi mesi e in quantitativo limitato, è molto difficile trovarne una completamente originale. Si dice che molti esemplari VS1 superstiti abbiano subito nel tempo aggiornamenti con pezzi delle serie successive (es. motori VS5 installati su telai VS1), confondendo le acque per i collezionisti; identificarne uno “puro sangue” è dunque motivo di vanto in qualunque collezione.

Un’altra curiosità riguarda il colore unico della 150 GS. Mentre la maggior parte delle Vespe veniva proposta in diverse tinte, per la Gran Sport Piaggio decise di offrire esclusivamente la livrea grigio metallizzata. La scelta aveva senso per enfatizzare l’esclusività del modello, ma generò anche leggende metropolitane: c’è chi sostiene (erroneamente) che esistano GS “di fabbrica” in altri colori, ad esempio commissionate da qualche cliente facoltoso o Ente pubblico. In realtà, ogni Vespa 150 GS non grigia fu riverniciata successivamente; ad esempio circolano GS colorate in azzurro polizia o giallo, ma si tratta di personalizzazioni posticce o restauri non filologici. La GS dei Carabinieri o la GS “postalizzata” sono dunque miti senza fondamento ufficiale, anche se è vero che alcuni corpi militari o servizi postali utilizzarono Vespa sportive adattate per i loro scopi.

Degna di nota è poi la questione del nome nei vari mercati: in Italia fu sempre chiamata “Vespa 150 GS”, dove GS sta per Gran Sport. In Germania, come visto, la stessa sigla GS fu affiancata da numeri (GS2, GS3…) per distinguere le evoluzioni; inoltre, la parola “Vespa” in sé veniva talvolta affiancata o sostituita dal marchio locale (ad esempio “Vespa-Tap” in alcuni mercati). Un’altra chicca per intenditori: in alcuni cataloghi ricambi dell’epoca il modello viene denominato “Vespa 150 **V5**” (dove V sta per Vespa e 5 indica la quinta evoluzione del telaio wideframe), ma nella pratica comune la sigla GS prevalse sempre, divenendo sinonimo di scooter sportivo per eccellenza.

Infine, merita menzione la persistenza del mito GS negli anni: **Piaggio celebrò la Sei Giorni e la GS** in tempi recenti con edizioni speciali moderne (come la Vespa GTS “Sei Giorni” edizione 2017, tributo alla moto da gara del ’51). Inoltre, raduni internazionali come **Vespa World Days** vedono regolarmente sfilare esemplari di 150 GS splendidamente restaurati, accolti dagli sguardi ammirati del pubblico. C’è chi ha percorso viaggi avventurosi in sella a una GS anche in tempi attuali, a testimonianza dell’affidabilità intrinseca del progetto: ad esempio, alcune coppie di vespisti hanno affrontato tour a lunga distanza rievocativi (come la Milano-Taranto storica) proprio con le loro Gran Sport d’epoca, spesso senza intoppi. Questi episodi sottolineano quanto la Vespa 150 GS non sia solo un pezzo da museo, ma una macchina viva che, se ben mantenuta, può ancora ruggire sulle strade di oggi.

In conclusione, la Vespa 150 GS rimane un’icona intramontabile: nata per le corse ma subito consacrata come oggetto di culto, unisce storia, tecnica e passione. Che la si ammiri in una collezione privata, in una foto in bianco e nero degli anni ’60 o lungo le vie di qualche raduno vintage, la “Gran Sport” trasmette ancora emozione e fascino senza tempo, testimonianza su due ruote di un capitolo glorioso del design e dell’ingegneria italiani.

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